Perché alcuni governi stanno vietando TikTok ai dipendenti pubblici?

Perché alcuni governi stanno vietando TikTok ai dipendenti pubblici?

Negli ultimi mesi diversi governi hanno posto dei limiti, più o meno stringenti, sull’utilizzo di TikTok ai dipendenti governatavi, richiedendo la cancellazione dell’app dai dispositivi che vengono utilizzati, oltre che nella vita privata, anche per il lavoro. Alla base di questa decisione c’è la preoccupazione rispetto al trattamento dei dati degli utenti da parte di ByteDance, la casa madre del social.

L’algoritmo di TikTok è noto per la sua capacità di raccogliere enormi quantità di dati al fine di profilare gli utenti e proporre contenuti che si avvicinino il più possibile ai loro interessi. Questa mole di dati sensibili sono considerati a rischio di fuga.

Già a maggio del 2020 il Comitato per gli investimenti esteri degli Stati Uniti (un’agenzia di sicurezza nazionale) aveva chiesto azioni governative per indurre ByteDance a vendere TikTok in via precauzionale.

Perché preoccuparsi di TikTok e non di tutti i social?

La maggioranza dei siti e applicazioni utilizzate negli ultimi quindici anni appartengono ad aziende statunitensi che hanno dimostrato di essere, loro stesse, poco attente alle politiche di trattamento dei dati personali degli utenti. La differenza tra queste e TikTok sta nello stretto rapporto tra le aziende cinesi e il governo. Per capire meglio facciamo riferimento a una legge del 2017 che obbliga i cittadini e le organizzazioni cinesi a “sostenere, assistere e cooperare” con il servizio di intelligence nazionale.

Di fatto, quindi, le società cinesi possono essere costrette, se richiesto, a consegnare dati al governo centrale.

Considerando la crescente affermazione dell’economia e dell’influenza politica cinese nel mondo, i governi e le istituzioni occidentali stanno intervenendo, timorosi che l’app possa essere usata per commettere abusi ed atti di spionaggio.

TikTok ha cercato di rispondere alle accuse difendo la sua indipendenza dal governo ma questo non è bastato a fermare i divieti, sostenuti dalle numerose indagini compiute nel corso degli anni sul social cinese.

Tra queste indagini possiamo nominare quella della Commissione irlandese per la protezione dei dati che ha indagato sul trasferimento dei dati di TikTok e sulla conformità alle leggi sulla privacy dell’Unione Europea già a settembre del 2021.

Successivamente, alla fine del 2022 il Dipartimento di giustizia americano ha aperto una sua indagine sul presunto spionaggio di due giornalisti americani. La società cinese ha ammesso che l’intrusione negli account sarebbe avvenuta allo scopo di individuare chi fosse stato a fornire ai media informazioni interne alla compagnia.

Un effetto domino

L’indagine ha portato il Congresso degli Stati Uniti a bandire TikTok dai dispositivi di 4 milioni di dipendenti del governo federale, con eccezione per le forze dell’ordine e per chi svolge ricerche nel settore della sicurezza informatica. Il divieto ha compreso i dipendenti della casa bianca, istituzioni, università e aziende.

Gli stati uniti hanno dato il via ad un vero e proprio effetto domino che ha convolto, in ordine Olanda, Commissione europea, Canada, Gran Bretagna e Australia, che hanno sospeso l’uso di TikTok almeno fino a quando la piattaforma non adeguerà la sua politica di protezione dei dati.

Non è la prima volta che TikTok si trova a dover far fronte a dei divieti. Già a giugno 2020 l’India lo vietò in tutto il paese insieme a una decina di altre applicazioni sviluppate in Cina per questioni di privacy e sicurezza.

A giustificare invece i divieti imposti all’app dall’Afghanistan, Pakistan, Iran, Bangladesh, Indonesia, Armenia e Azerbaijan ci sarebbero ragioni legate alla diffusione di contenuti non graditi al governo, definiti immorali e corruttivi per l’integrità dei giovani.

Dobbiamo porci lo stesso problema come utenti comuni?

Al momento i divieti riguardano dei sospetti: se ci fosse l’effettiva certezza che TikTok venga utilizzata come un’app spia questa sarebbe già stata esclusa dagli store. È bene prevenire la fuga di dati degli enti pubblici, infatti esistono altre policy dello stesso tipo, ma al momento non c’è pericolo per tutti gli utenti.

Teniamo comunque a mente che l’app registra la localizzazione, la cronologia, il contenuto dei messaggi chat, i video che vengono visualizzati e per quanto tempo e, attraverso i cookie, anche le nostre attività exta social. Tutte queste informazioni sono allo stesso modo registrate da altre piattaforme come Facebook, Instagram, Youtube etc.