Addio al supporto per Internet Explorer nel 2022

Il 15 giugno 2022, dopo più di 25 anni dall’uscita, daremo l’addio ad uno dei browser più famosi del mondo: Internet Explorer.

Ormai sembrava una decisione inevitabile, dato il crollo dell’utilizzo del browser, che è passato dal 90% del mercato dagli anni 2000 al 5% odierno, e soprattutto dall’introduzione di Microsoft Edge nel 2015.

Internet Explorer era ormai diventato oggetto di prese in giro e meme sulla rete, che lo consideravano un browser lento e poco funzionale, ed in particolare molti dicevano di utilizzarlo solo per scaricare Google Chrome.

È per tutti questi fattori che il 15 giugno del 2022, Microsoft smetterà di fornire supporto a Internet Explorer, ed inoltre il software non sarà più compatibile con i vari servizi Microsoft, quali Outlook, Office, OneDrive, ecc.

Internet Explorer non sarà più presente nelle versioni di Windows 10 ad eccezione delle versione Enterprise, dedicate ad ospedali ed organizzazioni.

Questa scelta farà cadere nell’oblio uno dei browser più famosi della storia, che non riceverà più aggiornamenti di sicurezza da parte di Microsoft, che cercherà di portare Microsoft Edge agli antichi splendori del suo predecessore.

Tra circa un anno daremo l’addio ad Internet Explorer, uno dei browser che ha fatto la storia di internet e che ha raggiunto picchi del 90% di utilizzi ai suoi tempi d’oro, mentre oggi la percentuale è scesa solo al 5%.

Creare uno script di Face Detection con Python

Uno script in grado di riconoscere le facce delle persone da un’immagine, sembra qualcosa di veramente difficile da realizzare, specialmente per un programmatore non esperto.

Tuttavia oggi vi mostreremo, come creare uno script di Face Detection con Python, utilizzando la libreria OpenCv.

La libreria OpenCv

OpenCV è una libreria enorme usata per il machine learning e per l’elaborazione delle immagini.

Iniziamo con l’installazione di OpenCV:

pip install opencv-python

A questo punto possiamo scaricare il file XML contente i dati, direttamente su OpenCv.

Fatto questo abbiamo tutti gli strumenti che ci occorrono per poter creare uno script di Face Detection con Python.

Importiamo OpenCv in Python (modulo cv2) e carichiamo il file XML citato precedente tramite queste linee di codice:

import cv2
cascade_classifier = cv2.CascadeClassifier("file_cv2_default.xml")

A questo punto scegliamo un’immagine per poter testare il nostro algoritmo per il riconoscimento facciale, ma attenzione però perchè la libreria che stiamo usando è in grado di fare il riconoscimento, solo su immagini in scala di grigi.

Per ovviare questo possiamo comunque utilizzare una funzione di OpenCv, per cui creiamo un oggetto per la nostro foto di prova ed utilizziamo la funzione cvtColor per poterla utilizzare nella scala di grigi:

photo = cv2.imread("photo_sample.png")
photo_gray = cv2.cvtColor(photo, cv2.COLOR_BGR2GRAY)

Fatto questo adesso possiamo utilizzare il metodo detectMultiScale del classificatore importato prima nella variabile cascade_classifier:

faces = cascade_classifier.detectMultiScale(photo_gray, 1.1, 4)

I 3 parametri che il metodo richiede sono:

  • foto in scala di grigi (la nostro photo_sample.png che abbiamo poi convertito con il metodo cvtColor di OpenCv);
  • un fattore di scala usato dal classificatore Haar-Cascade, per realizzare una rappresentazione dell’immagine da analizzare e per fare il riconoscimento facciale vero e proprio;
  • numero di regioni da considerare per il riconoscimento facciale. Un numero più alto permette di riconoscere meno volti, ma con maggiore precisione, mentre invece un numero più basso permette di riconoscere più volti, ma con una precisione inferiore.

Il risultato del nostro script di Face Detection

A questo punto non ci resta che scrivere le ultime righe del nostro script di Face Detection con Python e di goderci il risultato.

La variabile faces contiene i risultati del metodo detectMultiScale, che corrispondo a delle coordinate. Per cui possiamo disegnare dei rettangoli attorno ai volti che sono stati riconosciuti dal nostro algoritmo di riconoscimento facciale:

for(x, y, width, height) in faces:
    cv2.rectangle(photo, (x,y), (x+width, y+height), (0, 0, 255), 3)
cv2.imshow('photo', photo)
cv2.waitKey()

Bene con queste poche righe di codice abbiamo terminato il nostro script di Face Detection fatto con Python. Semplice no?

L’importanza dei backlink per la SEO

Chiunque si trovi a gestire un blog, sito web, o ecommerce ha da tempo compreso l’importanza e la complessità della SEO. Gran parte del traffico in arrivo sulle pagine web deriva da ricerche sui motori di ricerca – e in particolare Google – ma la SEO è molto di più che il semplice utilizzo di parole chiave in grassetto.

La SEO, infatti, si compone di molti elementi, e uno di questi è costituito dai backlink. In questo articolo, scopriamo di cosa si tratta e ne esaminiamo l’importanza.

Cosa sono i backlink?

Tutti sanno cosa sono i link: dei collegamenti a pagine web che avvengono cliccando su un elemento, che solitamente non è altro che una parola all’interno di un testo. 

I backlink sono i link che – dall’esterno della tua pagina web – puntano alla tua pagine web. Google utilizza questo parametro per comprendere l’autorità di una pagina: maggiori sono i backlink, maggiori sono le probabilità che quella pagina web finisca tra le prime posizioni della SERP, la pagina dei risultati dei motori di ricerca.

Backlink e SEO

Come sfruttare l’elemento dei backlink per migliorare la SEO? Cercare di creare link più numerosi possibile verso le pagine web non è una strategia efficace. Una strategia di backlink efficace, tenendo conto di come funzionano gli algoritmi di ricerca, tiene conto dei seguenti elementi:

  • link esterni o interni: i backlink possono provenire da pagine web diverse ma dello stesso sito (interni) o da siti esterni (esterni). I motori di ricerca danno più importanza ai backlink esterni: la popolairtà e l’autorità di una pagina è quindi legata al numero di altre pagine e contenuti web che la citano.
  • anchor text: il testo di ancoraggio è la parola che diventa l’elemento che, una volta cliccato, dirotta la navigazione verso la destinazione del link. L’anchor text dovrebbe essere costituito da una keyword rilevante.
  • autorevolezza della risorsa: gli algoritmi dei motori di ricerca non valutano solo il numero dei backlink esterni, ma anche l’autorevolezza ella pagina dalla quale derivano i link.
  • età dei link: gli algoritmi dei motori di ricerca valutano anche l’età dei backlink. In generale, un valore maggiore viene conferito ai link che esistono da più tempo.
  • numero di link per ogni pagina: un altro elemento preso in considerazione, è il numero dei link che da una stessa pagina puntano ad altre risorse. Se una pagina contiene tantissimi link, questi persono di valore. Al contrario, sono ritenuti più importanti pochi link, ancorati a keyword significative, che puntano a risorse rilevanti.
  • qualità delle risorse di destinazione: come abbiamo appena accennato, anche la qualità e l’autorevolezza delle risorse di destinazione – quelle verso le quali puntano i link – viene presa in considerazione. Nel caso dei backlink, la pagina di destinazione è il tuo contenuto, e questo rimanda a quella che potremmo definire la regola numero 1 della SEO: la qualità dei contenuti è il parametro più importante.

Conclusioni

Quando si imposta una strategia SEO, è importante tenere ben presente tutti gli elementi che compongono l’ottimizzazione per i motori di ricerca. Non bisogna sottovalutare la complessità di ciascun aspetto, ma la raccomandazione più importante resta quella di concentrarsi sulla qualità dei contenuti: non esiste strategia SEO che possa compensare per una scarsa qualità.

Come creare animazioni con CSS3

È davvero possibile creare delle animazioni su una pagina web utilizzando semplicemente CSS3?

La risposta è…certo che si!

Con l’arrivo di CSS3 i web designer hanno potuto iniziare ad inserire, all’interno dei loro progetti, delle splendide animazioni che prima venivano fatto in Flash o in Javascript.

Vediamo insieme allora come funzionano le animazioni con CSS3!

Per prima cosa dobbiamo definire un’animazione e darle un nome tramite la keywork @-keyframes, ed indicare in essa quali saranno i comportamenti dell’elemento che vogliamo animare.

Supponiamo di voler creare una semplice animazione, che cambi il colore di sfondo di un elemento continuamente:

@-keyframes "change-background"{
0%{
background: "blue";
}
25%{
background: "green";
}
50%{
background: "yellow";
}
75%{
background: "orange";
}
100%{
background: "red";
}
}

La percentuale definita nell’animazione ci permette di decidere quando modificare l’elemento. In questo caso avremmo un cambio di background costante durante l’animazione, ma avremmo anche potuto decidere di far durare lo sfondo giallo più di quello arancione per esempio.

A questo punto, per poter utilizzare la nostra animazione fatta con CSS3, non ci resta altro da fare che richiamare la nostra animazione “change-background” all’interno della definizione CSS di un elemento.

Supponiamo di avere nella nostra pagina il seguente elemento HTML:

<div id="testElement">Test</div>

Benissimo per completare e vedere la nostra animazione fatta con CSS3, non ci resta altro che scrivere il seguente codice CSS:

#testElement{
width:200px;
height:200px;
border: 1px solid #000;
animation-name: change-background; /* Nome dell'animazione da richiamare */
animation-duration: 10s; /* Durata dell'animazione */
animation-animation-iteration-count: infinite; /* Numero di ripetizioni dell'animazione, possiamo infatti decidere di far partire l'animazione solo 1 volta per esempio */
animation-timing-function: linear; /* Modo in cui l'animazione viene eseguita */
}

Abbiamo visto in questo articolo quanto sia semplice creare un animazione in CSS3, infatti non ci sono limiti in termini di animazioni che si possono realizzare.

I migliori framework PHP del 2021

Il PHP è senz’altro il linguaggio di programmazione più utilizzato per realizzare un progetto sul web. Ma quando dobbiamo sviluppare un applicativo di grandi dimensioni e dobbiamo lavorare in un team, diventa fondamentale organizzare correttamente il codice.

Per facilitare questo compito sono nati i framework, che consentono ai programmatori di organizzare i file secondo una certa logica. In questo modo gli sviluppatori che conoscono il framework utilizzato potranno intervenire molto più rapidamente sul progetto.

Per il PHP in particolare esistono tantissimi framework diversi che hanno ovviamente i propri vantaggi e i propri svantaggi. Noi nel corso degli anni ne abbiamo provati ed utilizzati diversi, sia per esigenze dei nostri clienti che per curiosità. Così oggi vi daremo la nostra opinione su quali sono i migliori framework PHP del 2021.

Per trovare quali sono i migliori framework PHP del 2021 abbiamo deciso di provare a creare una piccola applicazione CRUD con i principali framework PHP. I framework che abbiamo preso in considerazione sono: Zend Framework, Laravel, Yii Framework, Symphony, CodeIgniter, CakePHP.

ZEND FRAMEWORK
Zend Framework è stato uno dei primi framework che abbiamo utilizzato per programmare un software in PHP quando ancora era alla sua prima versione, mentre oggi si trova alla versione 3.

LARAVEL
Laravel è di certo il framework più utilizzato al momento.

YII FRAMEWORK
Questo framework è una via di mezzo tra symphony e laravel, ma non ci ha convinto appieno.

SYMPHONY
Nonostante sia ben strutturato, risulta essere un po’ complesso nella creazione di alcune funzionalità.

CODEIGNITER
Un framework molto semplice e facilissimo da utilizzare. Sicuramente ottimo per iniziare ad approcciarsi al mondo dei framework PHP, ma non adatto a situazioni più complesse.

CAKEPHP
Questo è uno dei framework più longevi ed una struttura simile a quella di Laravel, però viene utilizzato sempre meno dagli sviluppatori

Come creare una campagna pubblicitaria su Google Ads

Vuoi iniziare a pubblicizzare i tuoi prodotti o servizi su Google, ma non sai da dove inziare?

In questo articolo vedremo insieme come creare una campagna pubblicitaria su Google Ads.

Google Ads (una volta Google Adwords) è la piattaforma pubblicitaria di Google che permette di creare tantissime tipologie di inserzioni.

Per prima cosa andiamo sul sito ads.google.com e clicchiamo sul pulsante in alto a destra “Accedi” se abbiamo già un account, oppure “Inizia ora” per creare un nuovo account.

La creazione di un account è un processo molto semplice, poichè verremmo guidati passo passo schermata dopo schermata.

Una volta dentro il nostro account, vediamo come creare una campagna pubblicitaria su Google Ads.

Clicchiamo sulla voce di menù a sinistra “Campagne”, che ci porterà su una schermata dove troveremo tutte le nostre campagne pubblicitarie e troveremo un pulsante rotondo blu con il simbolo +.

Dopo aver cliccato questo pulsante Google Ads ci guiderà nella scelta del tipo di campagna che vogliamo creare.

Innanzitutto dobbiamo scegliere l’obiettivo che vogliamo raggiungere tra:

  1. Vendita: per incentivare le vendite del nostro negozio online o del nostro negozio fisico;
  2. Lead: per incentivare la generazione di lead o azioni da parte dei clienti (ad esempio una registrazione);
  3. Traffico sul sito web: per portare utenti sul tuo sito o su una pagina web;
  4. Considerazione del prodotto e del brand: per incentivare nuovi clienti a scoprire i tuoi prodotti o servizi;
  5. Notorietà del brand e copertura: per raggiungere un pubblico molto vasto e creare awareness;
  6. Promozione di app: per far conoscere la tua app e far aumentare le installazioni;
  7. Promozioni e visite ai negozi locali: per far aumentare il numero di visite nei negozi fisici;
  8. Crea una campagna senza un obiettivo: per creare una campagna senza uno specifico obiettivo.

Dopo aver scelto l’obiettivo della nostra campagna, dovremmo scegliere anche che tipo di campagna creare: Ricerca, Display, Shopping, ecc.

Fatto questo avremmo quindi detto a Google Ads che cosa ci aspettiamo dalla nostra campagna e come vogliamo raggiungere questo obiettivo.

Supponiamo di voler fare una campagna di tipo “Ricerca” che ha come obiettivo “Traffico sul sito web”.

A questo punto dovremmo scegliere diversi parametri per la nostra campagna, come il pubblico di riferimento, il budget e il periodo di tempo in cui spenderlo.

Dopodiché andremo a creare i gruppi di annunci per la nostra campagna e in questo caso potremmo specificare le parole chiave che ci interessano.

Come ultimo per creare una campagna pubblicitaria su Google Ads dovremmo creare i nostri annunci, inserendo dei titoli, delle descrizioni e i link di destinazione.

Una volta completati questi passaggi Google Ads avrà bisogno di analizzare la nostra campagna. Una volta concluso il processo di analisi i nostri annunci diventeranno attivi.

Perchè WordPress è il CMS più utilizzato al mondo?

I CMS sono strumenti software che aiutano uno web designer nella creazione e nella gestione di un sito web. Oggi, questi strumenti sono tanto avanzati che anche i più inesperti possono costruire un sito web funzionante senza una formazione informatica e senza dover scrivere una riga di codice.

Tra i CMS più avanzati, quello più conosciuto di tutti è sicuramente WordPress. Nel 2021, quasi il 40% dei web è organizzato e gestito attraverso questa piattaforma! Ma quali sono i fattori che determinano tanto successo? E’ davvero WordPress il CSM migliore sul mercato al momento?

Perché WordPress è il CMS più utilizzato?

1 – E’ open source

WordPress è una piattaforma open source… in altre parole, è gratuita! Chiunque la può scaricare sul proprio computer o server e utilizzarla per creare e gestire il proprio sito. Oltre al download gratuito, poi, WordPress – dal punto di vista del costo – offre anche numerosi altri vantaggi: non ci sono abbonamenti mensili da pagare, né fee legate alle vendite… 

2 – Versatilità

WordPress è il website builder più versatile a disposizione dei web designer. Oltre ad essere concepito in modo flessibile, le possibilità di WordPress si ampliano enormemente grazie ai plug in. 

I plug in sono funzionalità aggiuntive che svolgono azioni o permettono di gestire aspetti specifici e che possono essere installati su WordPress dal suo marketplace. Alcuni di questi plug-in sono a pagamento e altri sono gratuiti.

3 – WooCommerce

Uno dei plug-in più utilizzati è WooCommerce: una funzionalità aggiuntiva che permette di creare e gestire un ecommerce con WordPress. La disponibilità di WooCOmmerce ha fatto sì che WordPress sia il CMS più utilizzato anche in ambito ecommerce, superando addirittura piattaforme come Shopify che sono nate e costruite specificatamente per l’ecommerce management.

4 – SEO

L’ottimizzazione per i motori di ricerca dei siti web è importantissima in quanto la maggior parte del traffico in arrivo sul tuo sito arriverà proprio da essi. WordPress ha tante funzionalità che ti permettono di gestire la SEO, alle quali puoi aggiungere plug in sempre più specifici e avanzati. Tuttavia, WordPress ha già di per sé un codice pulito e ottimizzato per la SEO che migliora la visibilità dei siti costruiti su WordPress nei motori di ricerca.

Questo fa sì che, anche se si è inconsapevoli dell’ottimizzazione del codice WP, i siti costruiti su questa piattaforma tendono ad avere più successo di altri, proprio perché risultano più visibili sui motori di ricerca.

5 – Integrazioni

L’attività di un sito web è sempre accompagnata da una parallela sui social. Grazie ai plugin di WordPress, l’integrazione con i social network e l’automazione di tanti processi diventa molto più facile da gestire. Questo è un altro elemento che ha contribuito al suo successo.

Oltre alle integrazioni con i social, poi, i plug in ne permettono altre altrettanto fondamentali, come quella con gli strumenti di email marketing, advertising, e tanto altro.

Conclusioni

Tutti i fattori che abbiamo utilizzato hanno fatto sì che WordPress sia oggi il CSM più utilizzato in tutto il mondo. All’inizio dell’articolo, ci siamo chiesti se fosse davvero il migliore tra gli strumenti in circolazione, e la nostra analisi sembra aver dato risposta affermativa: WordPress è il CMS più facile da utilizzare, più completo e versatile, ed è anche open source!

Come verificare se il proprio sito è correttamente ottimizzato SEO?

L’argomento SEO è piuttosto complesso: dopo averne compreso l’importanza e avere studiato come impostare una strategia per l’ottimizzazione per i motori di ricerca, resta sempre il dubbio: “avrò fatto tutto bene”?

Come verificare se il proprio sito è correttamente ottimizzato SEO? Oltre a capire se abbiamo raggiunto l’obiettivo, questo è un parametro che serve a comprendere come migliorare e affinare le proprie strategie. Ma come ottenere questo tipo di informazione?

A questo proposito, ci sono diverse modalità di indagine, e in questo articolo vogliamo trattarle nel dettaglio.

Verifiche manuali sulla pagina web

Dopo avere impostato la tua strategia SEO e le tue pagine web, la prima cosa da fare è effettuare un check per assicurarti di aver rispettato tutti i parametri più importanti. A questo scopo, controlla che:

  • l’URL della pagine contenga le parole chiave;
  • verifica la presenza delle keyword che hai scelto;
  • verifica la posizione della keyword (all’inizio del testo è la posizione ideale);
  • verifica la qualità del contenuto che scegli di pubblicare;
  • utilizza strumenti come WRC validator per assicurarti che la pagina non contenga errori.

Verifica il codice sorgente

Passiamo ad un aspetto ancora più tecnico con la verifica del codice sorgente della pagina web. Cosa dobbiamo andare a guardare?

Dopo aver visualizzato il codice sorgente della tua pagina web (click destro in un punto vuoto e “visualizza sorgente”), verifica che:

  • sia presente il tag title e che contenga il titolo esatto del tuo contenuto.
  • sia presenta il tag meta-description. QUesto tag non deve superare i 250 caratteri, altrimenti verrà visualizzato troncato sulle SERP
  • siano presenti link interni, e che ogni link abbia il suo tag title.
  • ogni immagine abbia il suo tag title. Se l’immagine è linkata, effettua la verificata per i link di cui abbiamo parlato sopra.
  • gli h1, h2, h3 siano corretti, e soprattutto che la pagina inizia con un h1 o h2 contenente la parola chiave principale.

Test con strumenti specifici

Oltre alle verifiche che puoi fare tu stesso, dando un’occhiata alla tua pagina web e al tuo codice sorgente, puoi utilizzare degli strumenti appositi che valutano in maniera automatica l’ottimizzazione SEO delle pagine.

Se utilizzi WordPress, ci sono numerosi plug in disponibili che possono darti un feedback sulla qualità della tua SEO quasi in tempo reale. Oltre ai plugin di WordPress, il web è pieno di strumenti SEO che puoi comodamente scaricare e iniziare ad utilizzare. In genere, ti basterà incollare l’URL delle tue pagine web per ottenere un feedback.

Il feedback è generalmente dato attraverso parametri spuntati o problemi da risolvere. Si tratta dello strumento più semplice in assoluto per comprendere cosa hai fatto giusto, e sotto quali aspetti, invece, devi migliorare. Se sei in fase di apprendimento, questi strumenti sono preziosi aiuti per capire come affinare le tue tecniche.

Conclusioni

Oltre ad effettuare le verifiche di cui abbiamo parlato in questo articolo, non dimenticare di fare sempre in modo che le tue pagine web siano chiare, pulite, e semplici. Soprattutto, cerca di portare sempre contenuti rilevanti per il tuo pubblico e non sottovalutare mai la qualità. 

Che cos’è la blockchain e come si può utilizzare

È da qualche anno ormai che non si fa altro che parlare di Bitcoin e della sua “rivoluzione”.

In tanti, però, faticano a capire di cosa si tratta, e come funziona questo sistema finanziario nuovo, decentralizzato e completamente virtuale.

In questo articolo, scoprirai che dietro tutto ciò c’è quella che viene considerata la vera e propria rivoluzione, di cui i Bitcoin e le criptovalute in generale sono solo uno dei tanti utilizzi e espressioni: la blockchain.

La blockchain è un registro pubblico e digitale che conserva tutte le informazioni in modo tale che sia impossibile alterarle.

Anche se le criptovalute sono solo uno dei possibili utilizzi, rimane l’esempio più utile per comprendere al meglio il funzionamento di questa tecnologia.

Pensiamo per un attimo ai sistemi bancari tradizionali: qui, i conti bancari sono identificati da nome e cognome del proprietario, le transazioni sono gestite da un’entità centrale (la tua banca) che le controlla, le verifica, può decidere di respingerle, può decidere di chiudere i battenti, o di aumentare le tasse sui tuoi risparmi a proprio piacimento.

Possiamo pensare alla banca, quindi, come a un registro che conserva tutte le informazioni relative ai conti, le transizioni, ecc.

Tutto ciò può essere gestito da una blockchain: un registro digitale, a disposizione di tutti i partecipanti alla rete.

In questo caso, quindi, le transazioni e tutte le altre informazioni sono processate e gestite da tutti i computer della rete: non esiste più un’entità centrale, ma un sistema decentralizzato che elimina il potere e il controllo da parte di qualsiasi ente, azienda o colosso centrale.

La blockchain è alimentata da tutti i computer della rete, che vengono chiamati nodi.

I nodi si occupano di processare le transazioni, registrate sulla blockchain e così facendo, aggiungere blocchi di dati alla blockchain (che non è altro che una catena di blocchi di dati).

Per ogni blocco di dati aggiunto, i nodi (detti “minatori”) ricevono una ricompensa: ecco come si generano le criptovalute, come il famoso Bitcoin.

La tecnologia della blockchain è stata largamente utilizzata per creare sistemi bancari o finanziari alternativi: il progetto del Bitcoin ne è stato il pioniere, ma oggi se ne contano a centinaia.

Oggi, altre blockchain sono state ideate per offrire agli utenti servizi finanziari decentralizzati (o parzialmente tali).

Grazie a queste blockchain, si può fare trading di criptovalute, richiedere prestiti, depositare liquidità e ricevere interessi e tanto altro grazie a piattaforme che si sostituiscono alla banca offrendo alternative decentralizzate.

Ma la blockchain può avere tantissime applicazioni che non hanno niente a che fare con la finanza:

  • Walmart e Carrefour hanno lanciato un progetto per gestire la tracciabilità dei cibi attraverso blockchain;
  • Stanno nascendo sempre più videogiochi basati su blockchain;
  • Ansa ha recentemente annunciato la nascita di ANSA check un sistema per certificare l’origine ANSA delle notizie tramite blockchain;

E gli utilizzi che potrebbe avere sono altrettanti: elezioni, identità digitale, atti notarili, copyright e molto altro.

La blockchain può andare a decentralizzare e gestire tutti questi ambiti sottraendo il potere a tutte le entità centrali che li gestiscono oggi.

Ecco spiegato perchè in molti considerano la blockchain come la vera rivoluzione, di cui Bitcoin è solo una delle tante possibili applicazioni.

Creare un sistema di login con PHP e MySQL

La funzione di login ad un sito web è una funzione basilare, che viene richiesta in moltissimi progetti e in questo articolo vediamo come creare un semplice sistema di login, usando PHP e MySQL.

Immaginiamo di avere una tabella MySQL chiamata “Users” dentro il database “Progetto”.

I campi della tabella “Users” saranno: id, email (varchar 50), password (varchar 50), nome (varchar 25), cognome (varchar 25), data_registrazione (timestamp NOT NULL), ultimo_accesso (timestamp NULL).

Creiamo innanzitutto un file di connessione al database, immaginando di avere un utente “root” che utilizza come password “root”.

Creiamo quindi un file PHP che chiameremo database.php:

<?php
$mysqli = new mysqli('localhost', 'root', 'root', 'ultimo');
if($mysqli->connect_errno){ die("Errore di connessione al database"); }

Creiamo ora un form di login HTML con i campi email e password:

<html>
<head>
<title>Login Test</title>
</head>
<body>
<form method="post" action="login.php">
<label>Email</label>
<input type="email" name="email">
<label>Password</label>
<input type="password" name="password">
<input type="submit" value="Login">
</form>
</body>
</html>

Adesso quello che ci rimane da fare è creare il file di login vero e proprio, che leggerà i dati che vengono inviati dal form HTML che abbiamo appena creato:

<?php
require_once("database.php");
if(isset($_POST['email']) && $_POST['email'] && isset($_POST['password']) && $_POST['password']){
$email = filter_var($_POST['email'], FILTER_SANITIZE_EMAIL);
$password = filter_var($_POST['password'], FILTER_SANITIZE_STRING);
if(!filter_var($email, FILTER_VALIDATE_EMAIL)){
die("Inserire una password valida");
}
}